Vladimir Hudolin: maestro di cambiamento umano di Giovanni Aquilina
Forse ai più il nome di Vladimir Hudolin non dice molto, ma per alcune centinaia di migliaia di famiglie sparse per il mondo questo nome suona come una benedizione che ha trasformato la loro vita. Così come alla stragrande maggioranza della comunità scientifica Vladimir Hudolin potrebbe dire poco, ma di certo non è così per chi si occupa per
lavoro o per passione di «alcologia».
RITRATTO
Fuoriclasse. Hudolin ha rappresentato per gli uni e per gli altri un «crack», un fuoriclasse originale e coraggioso, capace di affrontare e ribaltare modelli e metodi medico-psichiatrici e di innescare un cambiamento culturale ancora oggi in atto su vasta scala in diverse discipline scientifiche. L’opera di Hudolin è un mix particolare di scienza
e di umanità, di pensiero e di azione, di razionale e di spirituale. Era un uomo di frontiera in tutti i sensi; non è un caso se una delle sue maggiori doti era quella di porsi sempre di fronte ai problemi non solo per conoscerli e studiarli, ma soprattutto per risolverli. Per Hudolin non esisteva una teoria senza una relativa azione pratica di attuazione.
La giovinezza di Vladimir non è facile: il padre è un alcolista, e muore a meno di quarant’anni. Sovente ha affermato che a quell’epoca nessuno si occupava di curare gli alcolisti; magari, se qualcuno l’avesse fatto, il padre sarebbe vissuto più a lungo e tutta la famiglia avrebbe potuto godere della sua presenza e del suo affetto.
Si può pensare che la sua straordinaria sensibilità umana abbia preso forza da questa «assenza», da quel «bene» che era mancato alla sua famiglia e allo stesso modo ogni giorno veniva a mancare a milioni di altre famiglie nel mondo a causa del consumo di alcol. Questa idea era, forse, la fonte della sua inarrestabile tensione al fare: «fare qualcosa per le persone con problemi alcolcorrelati è sempre meglio che non fare niente» ripeteva.
BIOGRAFIA
Una vita per la vita. Vladimir Hudolin nasce a Ougolin (Croazia) nel 1922. Diventerà psichiatra ed esperto internazionale di problemi legati al consumo di alcol e droga. È stato direttore della Clinica di Neurologia, Psichiatria e altre dipendenze dell’Ospedale Universitario di Zagabria e titolare della cattedra di Neurologia, Psichiatria e Psicologia medica della stessa Università.
Negli anni 1952/53 è borsista dell’OMS in Gran Bretagna e Svezia, partecipando attivamente al movimento denominato «Open Door Policy in Psychiatiy», che si andava sviluppando in quegli anni, soprattutto nel Regno Unito. Proprio a Londra, Hudolin conosce lo psichiatra italiano Franco Basaglia, con cui inizia una proficua relazione e una duratura amicizia che proseguirà, con frequenti scambi di visite, anche dopo il loro rispettivo ritorno in patria.
Durante la sua permanenza nel Regno Unito ha modo di frequentare la Comunità Terapeutica diretta da Maxwell Jones, la Tavistock Clinic di Melarne Klein e altri grandi ospedali psichiatrici, compreso quello di Aberdeen di Emanuel Miller; inoltre collabora e fa esperienza nei Piccoli Gruppi Psicoterapici di Joshua Bierer, con il quale, assieme
all’amico e collega americano Jules Massermann, fonda l’Associazione Mondiale di Psichiatria Sociale, della quale diviene, in seguito, presidente.
Sempre negli anni Cinquanta, negli Stati Uniti incontra e stabilisce intensi rapporti con il movimento degli Alcolisti Anonimi, entrando in contatto con uno dei fondatori, il mitico Bob.
Nel 1952 sposa Visnja Hudolin, una neuroioga esperta in elettroencefalografia, docente della sua stessa Facoltà, che lo affiancherà durante tutta la carriera scientifica, partecipando attivamente alla diffusióne del Metodo Hudolin anche dopo la sua scomparsa, avvenuta a Zagabria nel 1996, nell’ospedale che aveva diretto per anni.
Per un lungo periodo membro del «Gruppo degli Esperti» dell’OMS per l’alcolismo e altre dipendenze, ha fatto parte del comitato di redazione di numerose riviste scientifiche internazionali ed è autore di 21 libri e di circa 350 altre pubblicazioni.
LA FILOSOFIA
Gli inizi. Nei primi anni i Club altro non erano che un metodo efficace per controllare «il bere» e soprattutto un buon sistema per mantenere più a lungo l’«astinenza» e riprenderla al più presto dopo un’eventuale ricaduta. Sono state l’esperienza empatica e l’attenta osservazione di migliaia di famiglie, nonché il confronto con altrettanti professionisti, ad arricchire Hudolin e a permettergli di migliorare continuamente la sua metodologia.
Con l’introduzione del concetto di spiritualità antropologica, il Metodo, oltre ad affrontare i problemi dati dai comportamenti umani dannosi per la salute, diventa una filosofia di vita e il Club diventa il luogo del cambiamento, personale, familiare e dell’intera comunità: un cambiamento finalizzato a una vita sempre migliore.
La società. Per Hudolin l’alcolismo non è una malattia, ma uno stile di vita, è un comportamento che si caratterizza per il rapporto unico e specifico che le persone possono instaurare con le bevande alcoliche.
Questo comportamento coinvolge i vari sistemi sociali, in primis la famiglia e via via il condominio, il quartiere, la comunità e ogni altro sistema nel quale le persone vivono. E noto come determinati modelli sociali accettino e favoriscano il consumo di bevande alcoliche. Dunque, quando ci si occupa del comportamento alcolico di una persona, è importante agire non solo sullo specifico legame con le bevande alcoliche, ma anche sui diversi sistemi sociali nei quali la stessa persona vive. Inoltre, affermare che l’alcolismo non è una malattia restituisce responsabilità agli alcolisti, alla famiglia, agli altri sistemi circa i rispettivi comportamenti.
Questa visione sdogana l’alcologia dall’esclusiva competenza medica per restituire una responsabilità specifica a ognuno e a tutti sul comportamento e sulla salute personale e della comunità.
L’APPROCCIO
Il primo Club. Il Metodo nasce ufficialmente con l’apertura del primo Club per gli Alcolisti in Trattamento, nel 1964, dall’esperienza umana e scientifica del suo fondatore, sulla scia del movimento degli AA, e si avvale del contributo dei nuovi modelli psicoterapeutici e di altri approcci medico-scientifici, come quello sistemico e quello familiare. Risente, insomma, delle frequentazioni che Hudolin ha intrattenuto nel corso di tutto il suo percorso professionale.
Il Metodo Hudolin rappresenta un modo di lavorare adeguato alla complessità dei disagi inerenti ai problemi del comportamento umano in rapporto non solo al consumo di alcol, ma anche ai tanti stili di vita potenzialmente rischiosi per la salute. Tutte le figure professionali che si occupano del comportamento umano possono trarre vantaggio dalla
conoscenza e dalla pratica del Metodo: può diventare un patrimonio comune a chiunque per lavoro o per passione si prende «cura» delle persone.
Concreto e geniale. Il talento di Hudolin diventa genialità nel realizzare un modello formativo rivolto ai professionisti, ai volontari non professionali o anche solo alle persone da sensibilizzare. Infatti, si può affermare che Hudolin abbia pensato al Club e contemporaneamente ai percorsi e alle metodiche formative da svolgere nei programmi alcologia territoriali.
Il Metodo Hudolin ha un modello di formazione altamente diffusibile, a basso costo, facilmente ripetibile, interdisciplinare e multiprofessionale, adatto per formare e aggiornare un grande numero di formatori, aperto alla collaborazione con i presìdi e le strutture sanitarie territoriali, organizzato per essere continuamente aggiornato alla luce delle nuove conoscenze scientifiche, strutturalmente autopoietico (cioè si autoproduce).
Un modello che soddisfa le condizioni per accreditarsi come un processo formativo estremamente efficace per sviluppare programmi di promozione e protezione della salute. In particolare, Hudolin ha messo in pratica quanto di meglio la pedagogia medica e la didattica applicata abbiano prodotto nella seconda metà del XX secolo, fedele ai criteri del migliore learning by doing.
Spiritualità. Nella visione di Hudolin la vita delle persone è un intreccio ricco e inestricabile di emozioni, sentimenti, relazioni, visioni, lavoro, etica, spiritualità, comportamenti, talenti, risorse, problemi e sofferenze. In sintesi, qualcosa che si identifica nella spiritualità antropologica, ovvero la cultura sociale esistente.
Se si vuole provare a vivere meglio l’unica possibilità che si ha, occorre migliorare il livello di spiritualità antropologica: più alto è tale livello, migliori sono i potenziali di vita. Quando la spiritualità antropologica va in crisi e vede precipitare i suoi livelli qualitativi, allora è la guerra. Hudolin afferma, infatti, che la guerra è una sorta di cortocircuito
della cultura sociale esistente. I Club lavorano per migliorare la spiritualità antropologica agendo sulla multidimensionalità della vita umana.
Per approfondire: La formazione nel Metodo Hudolin (M.G. Albano, G. Aquilino e J.-F. d’Ivernois, 2006), www.lavorosociale.com
Fonte: Edizioni Erickson — Trento, Bruno Bortoli – Università di Trento, Lavoro sociale, ottobre 2014 (pp. 52-55)