Paolina Tarugi, di famiglia toscana, venne a vivere a Milano per il lavoro del padre avvocato e a Milano passò la maggior parte della sua vita.
Nel 1912 si laureò a Pavia in Giurisprudenza e nel 1914 fu relatrice al Congresso Internazionale Femminile promosso dal Consiglio nazionale donne italiane. Durante la prima guerra mondiale fece parte del Comitato italiano per la preparazione femminile in caso di guerra e del Comitato centrale milanese di assistenza e di tutela degli interessi personali ed economici dei militari.
Nel 1917 diede una rilevante collaborazione alla rivista “Assistenza civile” e, sempre nel ’17, diresse con Sofia Ravasi il settimanale “La voce nuova” dell’Unione Nazionale Femminile di Milano. Nel 1921 promosse e organizzò l’assistenza sociale di fabbrica a Milano e diventò ispettrice delle assistenti sociali del lavoro.
Nello stesso periodo collaborò anche al “Giornale del contadino” di E. Fabietti.
Negli anni della seconda guerra mondiale Paolina Tarugi lavorò tra Milano e Roma soprattutto nell’ambito del servizio sociale di fabbrica: nel 1946 elaborò con Sofia Ravasi un progetto per l’ordinamento delle scuole per assistenti sociali e fondò una scuola per assistenti sociali del lavoro a Milano, nell’ambito dell’UNSAS (Unione Nazionale Scuole per Assistenti Sociali). Sempre nel 1946 fu uno dei protagonisti del Convegno di Tremezzo, dove presentò un’importante relazione.
Nel 1947 si adoperò per aprire un’altra scuola per assistenti sociali a Torino, associata all’UNSAS.
Nel dopoguerra i problemi per l’assistenza sono enormi, soprattutto per i minori e le donne, nonché per la ricostruzione. Nel fervore delle iniziative si aprono nuovi servizi e si riprendono i rapporti internazionali sospesi durante la guerra non solo con i paesi dell’Europa, ma con gli Stati Uniti.
L’Amministrazione Aiuti Internazionali (AAI) svolge un nutrito programma di assistenza alle scuole di servizio sociale, traducendo e divulgando la produzione letteraria americana e invitando esperti dagli USA.
Presso l’AAI viene costituita una Commissione dei direttori delle scuole più importanti per studiare il materiale suggerito e introdurlo eventualmente nelle nostre scuole.
Della Commissione fa parte Paolina Tarugi che collabora attivamente. Benché si ponga con un certo scetticismo e con spirito critico nei confronti delle nuove tecniche, non trascura di introdurre nel piano di studi delle scuole l’insegnamento del case-work e via via del group-work, del servizio sociale di comunità, dell’organizzazione dei servizi, della ricerca sociale.
Paolina Tarugi si preoccupa che la sua scuola sia aggiornata e all‘avanguardia e che i docenti seguano corsi di formazione e di specializzazione, frequentino convegni e mantengano collegamenti con scuole e associazioni straniere. D’altra parte si dà da fare per aprire nuovi servizi dove inserire gli assistenti sociali diplomati e i tirocinanti, tenendo contatti con i dirigenti degli enti.
Nonostante le condizioni fisiche non siano brillanti, Paolina Tarugi è attivissima e, oltre al lavoro che la occupa su vari fronti, è presente nella sua famiglia con affettuosa premura. Sorelle e nipoti sanno che possono contare su di lei, sempre.
Bisogna aggiungere che nell’elenco pur lungo e complesso della sua attività professionale non traspare il suo carattere. Paolina Tarugi aveva una grande forza morale, il senso del dovere, del servizio e della solidarietà, uno spirito arguto tipicamente toscano.
Se a buon diritto è considerata una pioniera del servizio sociale in Italia, la dobbiamo ricordare e ammirare anche come persona.
Nella relazione per il Convegno di Tremezzo scriveva: “L’attività di servizio sociale che trae origine dalla carità, dal sentimento naturale di fratellanza, dalle scienze, non si accontenta di rimuovere un male, intende preservare un bene, procedendo a ragion veduta, curando soprattutto il rispetto della dignità umana e la fede nella provvidenza del lavoro”.
Fonte: La rivista di servizio sociale, a. 40, n. 3 (Set. 2010) p .94-96
Diritti delle donne.
Paolina Tarugi (1889-1969),la prima assistente sociale italiana, era di origine toscana, si era laureata in Giurisprudenza all’Università di Pavia nel 1912, seconda donna nella storia di quella Facoltà. Entrò a fare parte di quel movimento femminile, molto presente in Lombardia, che lottava per il riconoscimento dei diritti civili e politici della donna. Nello spirito di quel femminismo «pratico», dimostrò tutta la sua creatività e capacità realizzando interventi volti a soddisfare i bisogni fondamentali delle persone, specialmente quelle che stavano ai più bassi gradini sociali. Allo scoppio della guerra fu tra le protagoniste degli interventi di supporto ai combattenti e alle loro famiglie, che venivano realizzati mediante lo strumento di comitati locali di assistenza civile.
Assistenza morale e materiale.
Nell’immediato dopo guerra è fra le sperimentatrici di un lavoro metodico e razionale rivolto all’assistenza morale e materiale dell’individuo e del suo nucleo familiare. Questa assistenza morale e materiale, assieme all’incipiente legislazione sociale, caratterizza una prima forma di servizio sociale di fabbrica, con quel ruolo di «ponte» fra gli interessi del singolo e della collettività, del dipendente e dell’azienda, che in seguito acquisirà maggiore formalizzazione, diffusione e prestigio sociale.
Segretaria sociale.
L’8 luglio 1921 viene diffuso un appello firmato, fra gli altri, dal fondatore della medicina del lavoro Luigi Devoto e dall’industriale Pirelli, per la creazione nell’industria italiana del «segretario sociale, fiduciario dell’azienda e amico dei lavoratori». Poco dopo sorge l’Istituto Italiano per l’Assistenza Sociale, che si preoccupa di formare le «segretarie sociali» e presentarle alle industrie. Corsi analoghi verranno tenuti nel 1923 e nel 1926. Proprio Paolina Tarugi fu la prima «segretaria sociale» formata dall’Istituto e iniziò la propria attività presso lo Stabilimento lito-tipografico Berardi di Milano.
Le attività richieste alle segretarie sociali, a ogni livello di industria, riguardavano: servizi di informazione e consulenza in materia assistenziale; attività a favore dei lavoratori, da un lato, degli industriali, dall’altro, e collaborazione con ambedue; assistenza morale nelle situazioni più diverse.
Erano chiamate segretarie sociali in ideale associazione con i «segretariati del popolo», allora in uso. Si inserirono in un contesto di servizio basato su un trinomio composto da segretaria sociale, medico di fabbrica, assistente sanitaria visitatrice, che lavoravano in équipe dividendosi logicamente i compiti secondo la preparazione di ciascuno di essi.
Attenzione alla formazione.
Sette anni dopo, nel 1928, l’Istituto milanese diventerà il nucleo iniziale da cui la Confederazione Generale dell’Industria svilupperà il suo settore dell’Assistenza Sociale di fabbrica, che dovrà condividere con il regime. La partecipazione dell’Italia alla prima Conferenza Internazionale di Servizio Sociale costituì poi una tappa fondamentale per quanto riguarda la fondazione del servizio sociale nel nostro Paese. La delegazione italiana, oltre che dalla dottoressa Tarugi, che può essere considerata la prima assistente sociale italiana, annoverava i principali scienziati sociali dell’epoca, come Corrado Gini, Alfredo Niceforo, Luigi Devoto e altri ancora. La Tarugi venne incaricata di presentare il rapporto sull’evoluzione del servizio sociale italiano. Il compito viene svolto al meglio: è una relazione molto tecnica e, per certi versi, asettica. Vi si coglie la formazione giuridica dell’autrice nell’attento uso dei termini per la descrizione degli interventi nei diversi settori sociali, con precisi rimandi alle leggi che li sovrintendono. Nel 1928, venne istituita a Roma la Scuola superiore «fascista» di assistenza sociale. Prima e unica scuola italiana di questo genere per tutto il periodo che ha preceduto il secondo conflitto mondiale, era esclusivamente femminile e venne organizzata con i criteri didattici delle scuole per infermieri professionali. Proseguì la sua attività fino al 1943, diplomando circa 500 operatrici. Il programma originario, che avrebbe dovuto essere attuato presso l’Università Bocconi di Milano, venne elaborato con il prezioso contributo di Paolina Tarugi, che aveva riversato in questo progetto l’esperienza formativa maturata nei corsi organizzati per l’Istituto da cui dipendeva.
Quali compiti?
Nella formazione delle assistenti sociali mancavano gli studi psicologici e sociali, banditi dal fascismo, mentre prevalevano il diritto (soprattutto quello previdenziale, visto che in quegli anni erano stati introdotti i principali schemi obbligatori di assicurazione per i lavoratori), la medicina sociale, l’economia domestica. Di conseguenza, per escogitare le più opportune modalità di approccio all’utenza si poteva fare affidamento soltanto sulla motivazione e sulle doti «naturali» in possesso delle assistenti sociali. I bisogni di cui si riteneva dovessero occuparsi le assistenti sociali erano quelli sanitari, quali la promozione dell’igiene individuale e del lavoro, l’acquisto di medicinali, la profilassi di malattie sociali e professionali, l’invio in ambulatori, sanatori, convalescenziari e colonie di cura; quelli culturali, con l’organizzazione di conferenze, proiezioni, biblioteche, scuole di lavoro; quelli delle madri e dei fanciulli (sale di allattamento, consultori materni) e infine la sorveglianza e la consulenza in merito ai servizi aziendali interni e collegati (mense di fabbrica, mutue aziendali, gruppi del dopolavoro). Si coglie in questo programma il quadro degli «interventi sociali» del periodo fascista che, anche quando derivavano da iniziative esistenti o progettate prima dell’ascesa al potere di Mussolini (come le assicurazioni sociali e i programmi di tutela igienico-assistenziale di madri e fanciulli), venivano inserite nella politica demografica e corporativa del regime.
Contributo prezioso.
Negli anni Trenta Paolina Tarugi prosegue il suo prezioso compito di coordinamento dell’azione delle assistenti sociali attive in più di 1.500 stabilimenti. È a lei che le assistenti sociali devono lo strumentario cartotecnico, creato appositamente per il loro servizio. La casistica trattata è oggetto di riflessione e si ricorda che fu proprio la Tarugi a chiedere che nella legge relativa agli assegni familiari venisse attribuita la qualifica di capofamiglia anche ad alcune categorie di donne lavoratrici (ad esempio le mogli dei detenuti), in modo che potessero accedere più facilmente a certe prestazioni. Nel dopoguerra la competenza della Tarugi si evidenziò in una delle due relazioni tecniche sul servizio sociale presentate al Convegno di Tremezzo (settembre 1946). L’altra era di Odile Vallin e si trasfuse nell’organizzazione delle scuole di Servizio Sociale facenti capo all’UNSAS, di cui fu l’anima e a cui trasmise senz’altro parte del suo prestigio personale.