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Ida Maud Cannon

Assistente sociale in ospedale di Bruno Bortoli Docente all’Università Cattolica di Milano

 

Il servizio sociale ospedaliero era uno dei primi campi di applicazione del social work: ciò che gli assistenti sociali avrebbero fatto in ospedale doveva essere esplorato, testato e dimostrato. Era ancora tutto da costruire: dall’assistenza alla famiglia alla protezione minorile

Nel 1905 Ida Maud Cannon, diplomata alla Boston School for Sodai Work, cominciò a collaborare con Richard Cabot al Massachusetts General Hospital. Nel 1907 venne nominata operatrice capo e nel 1915 dirigente del primo dipartimento di servizio sociale organizzato in un ospedale. Era nata a Milwaukee, terza di quattro figli di Colbert Cannon, un modesto funzionario delle ferrovie, e di Wilma, che morì quando Ida aveva quattro anni. Frequentò il liceo della città del Minnesota dove si erano trasferiti, prima di iniziare la sua formazione infermieristica nell’Ospedale cittadino. Dopo aver lavorato come infermiera per due anni, cominciò degli studi di sociologia all’università del Minnesota e per mantenersi si impiegò nelle Charities cittadine come infermiera a domicilio. Qui ebbe modo di cogliere dal vivo le connessioni tra povertà, occupazione e malattia e conobbe assistenti sociali cui riferiva ciò che aveva scoperto durante le visite domiciliari. È in questo periodo che, per la prima volta, Ida Cannon ebbe modo di ascoltare Jane Addams che parlava delle condizioni di vita dei bambini degli slum; delle viuzze anguste e piene di immondizia; del dramma degli immondi caseggiati popolari; dello sfruttamento del lavoro a domicilio; delle fabbriche con i loro rischi di malattia e incidenti: «Mi si aprirono gli occhi: il lavoro sociale era l’interesse della mia vita». Gli anni ‘di esperienza infermieristica uniti ai suoi studi in sociologia e psicologia le diedero una robusta base culturale per il lavoro successivo: era ben preparata per quella che sarebbe stata la sua futura scommessa. Quasi casualmente il fratello Walter (che sarebbe divenuto un fisiologo di fama mondiale), più anziano di lei di sei anni, la informò della recente apertura della scuola di social work di Boston. Così, sollecitata dal fratello e dalla cognata, si trasferì presso di loro, nella casa in cui sarebbe rimasta, poi, per il resto della vita. Tramite il fratello, Ida incontrò Richard Cabot, che stava sviluppando un progetto difficile da far accettare: quello di introdurre un’attività non medica all’interno dell’ospedale. Il Massachusetts General Hospital aveva fama di essere un buon istituto di cura, al passo con i tempi per le tecniche impiegate, ma anche un baluardo della tradizione, organizzato in maniera rigida e autoritaria. Ci volevano l’esuberanza, la creatività e il coraggio di Cabot per introdurre questa innovazione.

Ida Cannon insisteva sul fatto che gli assistenti sociali hanno bisogno di conoscenze specialistiche di tipo sanitario, da collocare sopra una solida base in servizio sociale. E su questo svolse un ruolo di guida nella formazione per tutta la sua vita.

Così prese avvio il primo dipartimento ospedaliero di servizio sociale nella storia degli Stati Uniti. Dal momento che il servizio sociale ospedaliero era uno dei primi campi di applicazione del social work, non esistevano parametri di riferimento. Inoltre, il contatto con professioni scientificamente basate, come la medicina, presentava una sfida speciale. Ciò che gli assistenti sociali avrebbero fatto in ospedale doveva essere esplorato, testato e dimostrato. Ciò che il social work sarebbe divenuto era ancora tutto da costruire, in quell’ospedale e simultaneamente in altri campi, come l’assistenza alla famiglia o la protezione minorile. Ida Cannon cominciò a lavorare in questo dipartimento come volontaria, ma ben presto venne assunta. Il dipartimento — come parte degli ambulatori della clinica — operava per pazienti esterni, affrontando diverse problematiche sanitarie e sociali: malati di tubercolosi (il flagello dell’epoca), pazienti con problemi neurologici, con malattie veneree; ragazze madri e bambini con problemi ortopedici. Questi pazienti erano spesso poveri immigrati che parlavano l’inglese poco o niente.

La Cannon si preoccupava affinché ci si assicurasse la loro comprensione rispetto alla natura della malattia diagnosticata e le relative prescrizioni. Lottò per il diritto a documentare l’attività di servizio sociale nella cartella medica del paziente, studiando come meglio collaborare con i medici e con le infermiere. Assieme a Cabot studiò sistematicamente i pazienti che presentavano malattie da lavoro. Analizzava gli effetti dell’occupazione sulla malattia ed era preoccupata perché, di fronte all’immensità di bisogni individuali, c’era un’insufficienza di tempo e di energia per l’azione sociale: «Il movimento del social work in ambito sanitario», affermò in una comunicazione del 1930, «ritiene che ci dovrebbe essere all’interno dell’ospedale qualcuno assegnato formalmente a rappresentare il punto di vista del paziente […] e per elaborare assieme al medico un adattamento del trattamento sanitario alla luce delle condizioni sociali del paziente stesso».

Nel 1915 fu nominata responsabile del dipartimento, una posizione che avrebbe mantenuto per trent’anni, fino al 1945, anno del suo pensionamento. I positivi risultati ottenuti portarono a estendere il suo intervento medico-sociale anche ai pazienti ricoverati. Il lavoro di Ida Cannon al Massachusetts General Hospital, comunque, rappresentava solo una parte del suo impegno professionale. Ritenendo che in ogni ospedale si dovessero costituire dei dipartimenti di servizio sociale, viaggiò in tutto il Paese tenendo conferenze e incontrandosi con dirigenti e operatori ospedalieri. Al fine di professionalizzare il social work sanitario sviluppò uno specifico programma di formazione, in collaborazione con la Boston School of Social Work e il dipartimento del Massachusetts General Hospital. In possesso sia del diploma di infermiera che di quello di assistente sociale, Ida Cannon insisteva sul fatto che gli assistenti sociali hanno bisogno di conoscenze specialistiche di tipo sanitario, da collocare sopra una solida base in servizio sociale. Svolse un ruolo di guida nella formazione per il resto della sua carriera e fornì pareri a istituzioni e ospedali di tutto il Paese sul modo di costituire i propri dipartimenti di servizio sociale e i progetti di formazione connessi. Cannon pubblicò un testo originale sul servizio sociale sanitario, la prima analisi completa dello sviluppo e dei principi di questo ambito: Social work in hospitals: A contributìon to progressive medicine (1913), che divenne il manuale di riferimento per gli operatori di questo campo.

Collaborò alla costituzione dell’American Association of Hospital Social Workers e ne assunse la presidenza dal 1920 al 1922. Rappresentò la propria professione come delegata alla White House Conference on Child Health and Protection del 1930 e 1931. Dichiarò con i fatti e con la parola la necessità che in ogni ospedale ci fosse qualcuno a rappresentare il punto di vista del paziente. Nel desiderio di condividere la sua esperienza, nel 1932 partecipò alla Conferenza Internazionale di Servizio Sociale di Francoforte, dove presentò una comunicazione, e a quella successiva di Londra, nel 1936. Visitatori dall’estero arrivavano di frequente al Massachusetts General Hospital. Nel 1938 le social worker cominciarono a inserire i dati sociali nelle cartelle sanitarie. Qualche anno dopo ebbe inizio la prassi degli incontri settimanali tra assistenti sociali, medici e infermieri. Queste riunioni di équipe legittimavano il riconoscimento degli aspetti sociali della malattia, evidenziandone l’importanza nell’attività del personale ospedaliero e dunque anche nella formazione ad esso destinata. Ida Cannon visse fino all’età di 80 anni. Un infarto le rese necessario essere curata, a sua volta, in un ospedale del Massachusetts. Morì tre anni più tardi, ricordata da amici e familiari per il suo straordinario calore e la sua grande generosità.

 

Fonte: I giganti del lavoro sociale, Erlckson, 2013

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