Analisi Videointervista a cura di Alessandro Monari (18.04.2019)
Parla Federica Sartori, dirigente del servizio politiche sociali della Provincia di Trento.
Federica apre l’intervista esponendo il percorso formativo che le ha permesso di entrare a fare parte del servizio sociale. Scoviamo nelle sue parole l’obiettivo chiaro fin dal momento in cui termina la scuola superiore: lavorare per la sicurezza sociale. L’università, la laurea magistrale ed infine il master in Previsione Sociale le hanno fornito la possibilità di accedere ad un ruolo importante come quello che ricopre oggi. Con fierezza ci comunica che la passione per questo ambito lavorativo deriva dall’esperienza diretta con il volontariato a favore di coetanei disabili a cui prese parte negli anni dell’adolescenza. Le sue espressioni e il modo in cui comunica il forte legame tra l’esperienza personale e il lavoro che oggi è diventato protagonista nella sua vita ci fa intendere quanto la passione giochi un ruolo fondamentale per svolgere bene la propria attività.
L’intervistata spiega poi il suo ruolo all’interno delle politiche sociali trentine.
‘…le competenze della Provincia in ambito socio-assistenziale riguardano in particolare una funzione di programmazione generale, di coordinamento […] per cui il ruolo come dirigente provinciale è più un ruolo di visione d’insieme.’ afferma Federica.
Le sue affermazioni ci permettono di comprendere che il suo ruolo è gestionale, d’organizzazione del lavoro e delle attività, anche rispetto ai territori sotto il controllo della Provincia trentina. Per questa ragione intrattiene rapporti con enti locali e diverse comunità delle zone limitrofe a cui fornisce supporto. Questa particolareggiata descrizione dona al suo incarico un alto grado di importanza e di rappresentanza all’interno dell’assistenza sociale regionale e non.
Attraverso le espressioni facciali comprendiamo che Federica crede nel suo ruolo e nell’assistenza sociale. Leggiamo nel suo racconto un piacere quasi viscerale che sottolinea come sia mossa in primo luogo dall’amore per la sua professione. La vicinanza alla persona e la possibilità di fornire aiuto in favore di un cambiamento che riguarda la vita dell’assistito le regala l’emozione e la voglia di proseguire su questa strada difficile ma soddisfacente.
Durante l’intervista possiamo notare il ruolo fondamentale delle parole chiave.
La domanda rivolta a Federica le permette di elencarne alcune che le ricordano e che definiscono al meglio il suo ruolo e l’assistenza sociale.
Persona, Impegno, Cambiamento, Insieme. Parole all’apparenza semplici ma pregne di significato esplicativo di una professione fondamentale all’interno della società. La persona, ci dice Federica, è il fulcro dell’attività di servizio sociale ed il suo cambiamento ne è il risultato. L’impegno speso nella gestione e nel reinserimento in società dell’assistito, nel confronto con realtà non adattive incrementa la formazione e la sicurezza per chi ricopre ruoli come questi. Insieme, come afferma l’intervistata, è forse la parola più importante e per questo bisognosa di poche spiegazioni. Il cambiamento della persona attraverso l’impegno del singolo assistente sociale non può avvenire ed è per questo che il lavoro deve essere svolto insieme. Servizi sociali, persona ed individui componenti la realtà del territorio in questione uniscono le proprie risorse raggiungendo lo scopo del proprio lavoro. Percepiamo dal racconto di Federica una vera e propria devozione per il lavoro ed una fermezza che contraddistingue il suo carattere deciso e fondato su solide credenze a favore dell’individuo in quanto tale. La sua attitudine non nasconde la delicata sensibilità necessaria per una professione come la sua.
L’intervistata ci comunica con convinzione che l’obiettivo del suo ruolo come quello di tutti i colleghi assistenti sociali dovrebbe prendere una direzione di condivisione che condurrebbe ad una diversa considerazione della professione stessa. Una considerazione più genuina e meno stigmatizzata, una definizione di assistente sociale come individuo concentrato sul mantenimento del welfare, della sicurezza nella società e del conseguente benessere dei suoi componenti.
È necessario, come ci comunica Federica, che l’assistente sociale abbia un ruolo ritenuto utile all’intento della società e che non venga limitato ad uno stereotipo, quello di chi rompe l’equilibrio di famiglie visibilmente in difficoltà.
‘…Credo che la sfida più grossa sia il modo di rappresentarsi, di comunicare, di parlare un’altra metrica, un’altra lingua e facendo questo trovare modi nuovi, impegni diversi per essere magari più conosciuti e più utili allo sviluppo dei territori…’ dice Federica.
Parlando di desideri e di obiettivi che l’assistenza sociale dovrebbe prefissarsi per il raggiungimento di una maggiore dignità, l’intervistata afferma che il futuro servizio sociale dovrebbe avere un’attitudine giovane, cioè apportare novità all’organizzazione. Dovrebbe, secondo lei, avere l’entusiasmo di perseverare nel proprio obiettivo e la capacità di narrarsi e esporsi in modo più leggero, meno istituzionale ed in tal modo ricevere una maggiore condivisione e appoggio nel tempo.
Concludendo Federica desidera fornire un consiglio ai futuri assistenti ed un augurio ai colleghi. Le sue parole sono volte a convincere gli aspiranti assistenti sociali a non perdere mai la personale motivazione focalizzandosi sulla propria passione per la sicurezza sociale, per l’aiuto e per le persone. La paura del cambiamento e delle situazioni apparentemente ingestibili, afferma Federica, alle volte può pietrificare, può rendere difficoltoso il lavoro di assistenza ma è da questo e dalla fiducia in se stessi che è possibile imparare ad essere tolleranti con i propri errori. Infine il confronto con i pari, con le istituzioni e con le stesse organizzazioni di assistenza sociale può promuovere la motivazione che spesso si affievolisce dinanzi alle difficoltà.
Per quanto riguarda il messaggio che lascia all’assistenza sociale odierna possiamo notare attraverso il semplice e genuino aggettivo ‘bello’, con cui definisce il suo lavoro, la grande speranza in una sempre maggiore attenzione ed evoluzione di questa professione.
Vediamo in Federica una sincera e coinvolgente voglia di trasmettere passione per la professione di Assistente Sociale. La sua gestualità non invadente ma significativa unita al sorriso, all’espressione ed al contatto visivo porta lo spettatore a seguire le sue parole con maggiore attenzione e coinvolgimento. Il linguaggio fluido e semplice permette la percezione immediata di un’affinità molto trascinante e calorosa con la sua persona.
‘…è una fatica che ti aiuta a crescere e ti porta in qualche modo a capire che è un lavoro bellissimo.’ conclude.