Bruno Fronza

 

Analisi Videointervista a cura di Benedetta Gelosini

 

Bruno Fronza nasce nel 1924, è un commercialista molto conosciuto e da sempre impegnato sul  fronte della beneficienza. Racconta la sua gioventù caratterizzata principalmente da sacrifici e da  una spiccata intelligenza che gli ha permesso di proseguire gli studi fino all’Università.  Erano anni molto difficili, anni di bombardamenti, di distruzione, di guerra: “… alla fine del quinto  anno il mio istituto tecnico è stato distrutto, abbiamo sostenuto gli esami nel convento dei frati  ma nonostante tutto il mio professore mi ha intimato: “Tu devi fare l’Università”.  Durante gli anni di Università Bruno ha ricevuto i suoi primi incarichi nella regione; era ben voluto  da tutti e racconta questi episodi con gratitudine, come per insegnarci che non bisogna mai  dimenticare il bene che riceviamo.  

Durante la sua carriera professionale e nella sua vita politica Bruno Fronza ha avuto modo di  incontrare il Servizio Sociale, collaborando con esso per conseguire diversi fini:  

Io ho capito la necessità di pensare ai problemi di quelli che hanno poco o hanno niente; anche  io ero in quella situazione; anche io ho patito la fame, non potevo comprarmi i libri per studiare,  me li regalavano uno alla volta. Non ho mai avuto libri alle elementari o alle medie. Io capivo la  situazione della povera gente. Una volta, da laureato, ho partecipato ad una votazione in cui era  necessario scegliere tra un laureato e un non laureato: ho scelto quello che non aveva la laurea”.

 

Bruno Fronza ci racconta di essersi occupato di molti aspetti legati all’assistenza sociale, come ad  esempio l’emigrazione: “ho fatto in aereo una somma di 2.500.000 km fra Nord America, Sud  America, Australia, Nuova Zelanda e Mosca”. Fronza ha lavorato principalmente per i diritti di  coloro che decidevano di partire dall’Italia, in particolare dal Trentino, alla ricerca di nuove realtà  di lavoro, di una vita diversa e per certi versi migliore. L’Emigrazione è un tema poco discusso, si  parla perlopiù di Immigrazione; eppure si tratta di due termini complementari; si tratta solo di  volgere lo sguardo nell’una o nell’altra direzione per comprendere le motivazioni, le emozioni, le  preoccupazioni di chi sceglie di raggiungere le mete del mondo più diverse, cercando di andare  oltre le difficoltà dell’integrazione, ricordando sempre che lo stesso cielo illumina tutte le parti del  mondo.  

Io sono arrivato in un periodo di passaggio. Ho tentato di organizzare e aiutare la protezione  civile per quanto riguarda l’ordinamento degli enti locali. Non basta la scrittura degli articoli,  come l’articolo 2, l’articolo 35 o il 314 della costituzione. Questi articoli danno delle direttive, il  mio compito era dare vita a queste direttive. […] Per fare politica è necessario conoscere la realtà  sociale sulla quale si lavora. […] Il rapporto fra gli ospedali e gli ammalati, i rapporti tra gli enti  assistenziali e i poveri. I servizi sociali devono individuare la realtà, cercare di intervenire nei vari  settori ed essere pronti. Un povero deve sapere su chi contare se ha bisogno di mangiare. Un ammalato, un anziano devono sapere che ci sono persone che possono occuparsi di loro. Bisogna  studiare la realtà, vedere i mezzi a disposizione e attuare i piani. Non bisogna creare una legge  sulla sicurezza e poi togliere l’assistenza alla malattia o il sussidio”.

 

A questo punto dell’intervista Bruno Fronza ci concede un insegnamento, un monito; ci concede  di vedere la realtà con i suoi occhi, occhi che hanno guardato alle condizioni di vita degli altri con una grande accuratezza, con una grande sensibilità. Allora proviamo a fermarci, indossiamo gli  occhiali di una sensibilità che è per pochi e impariamo a creare una società in cui è il bisogno che  crea la legge, non il contrario.  

L’intervistatrice chiede allora a Bruno se ci vuole lasciare un ricordo di qualcosa di importante e lui  risponde: “ Voglio dire ai politici di studiare la realtà e ricordare sempre che la posizione del  politico serve per servire non per servirsi. Il compito del politico è imparare a servire, a fare in  modo che siano soddisfatte le esigenze normali per una famiglia, per un lavoro. Le priorità della  gente sono il lavoro e la salute”.

 

La bellezza che si cela dietro le parole di quest’uomo risiede nella forza del suo messaggio, un  messaggio che colpisce indistintamente tutte le persone: quelle che restano e quelle che partono.  Ed è da questo messaggio di coesione e unione che nasce l’idea di “Trentini Nel Mondo”.  

Il compito era fondare dei circoli di emigrati all’estero: trovandosi fra di loro, si sarebbero potuti  aiutare, si sarebbero potuti parlare… ho fondato un centinaio di circoli, adesso sono addirittura  duecento. […] Il fratello di mio nonno è partito, è andato in Sud America intorno al 1865. Quando  sono stato a Bento Gonçalves, ho trovato un mago. Si chiamava “Mago Fronza”, era mio cugino,  aveva studiato anche lui all’università. Mi assomigliava, sembravamo fratelli.

 

L’emozione in queste parole: “Sembravamo fratelli”. Ancora una volta la sensibilità di Bruno  Fronza ci insegna quanto la distanza possa essere solo un numero, una semplice scala metrica.  Nel suo significato più profondo invece vuole significare impegno e dedizione.  Allora fermiamoci, scegliamo gli occhiali giusti, guardiamo verso il cielo e sentiamoci liberi di  definire la terra sotto ai nostri piedi come “Casa”, ovunque decideremo di essere. 

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