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Anna Giambruno

Anna Giambruno (1913-1980) a cura di Elda Fiorentino

 

Anna Giambruno è stata una pioniera; essa appartiene a quel piccolo gruppo di giovani laureati che ha lasciato più sicure e tranquille carriere per gettarsi con passione nell'”avventura” del servizio sociale, nel quale ha avuto un ruolo di iniziatrice, di fondatrice di nuove scuole e di nuovi servizi. Chi poi nei vari ambiti ha continuato la sua opera, si è trovato davanti a impostazioni professionalmente chiare e corrette dove il prestigio e la competenza degli assistenti sociali era un dato acquisito.

Giambruno merita un posto speciale nella memoria storica del servizio sociale soprattutto per due aspetti del suo impegno professionale:

– è stata la prima ad elaborare un corso di metodologia propria del servizio sociale, ampiamente mutuato, come vedremo in seguito, dalla letteratura americana, ma adeguandolo alla nostra realtà. In questo senso ha dato un importante contributo alla identificazione del lavoro dell’assistente sociale come una vera professione

– con una tenacia ed un coraggio che il suo aspetto semplice, quasi fragile, sempre sorridente, non lasciava supporre, ha affrontato situazioni sempre nuove e diverse, mai stanca di “ricominciare da capo” con l’impegno di aprire strade qualificate e qualificanti alla professione che lucidamente vedeva al servizio dei poveri, dei deboli, dei diseredati. Ha risposto con prontezza e generosità alle più diverse “chiamate” a volte contemporanee: da Trieste a Messina, dall’organizzazione di servizi alla fondazione di scuole.

Giambruno nasce a Palermo nel 1913; si laurea in lettere a Roma nel 1934 e subito inizia ad insegnare nel liceo delle suore di Nevers.

Entra nel Movimento dei Laureati Cattolici dove nell’immediato dopoguerra conosce Don Giovanni de Menasce e con lui inizia quella che abbiamo chiamato l’avventura del servizio sociale. S’iscrive infatti al l° Corso della neonata scuola ENSISS di Roma, siamo nel 1946, ma da subito vi assume oltre al ruolo di allieva quello di collaboratrice per l’organizzazione dei tirocini e di vicedirettrice; sollecitata da de Menasce e grazie alla sua buona conoscenza della lingua inglese, studia i testi americani sul case work dell’Hamilton, Perlman, Hollis ed altri che solo parecchi anni dopo si sono diffusi in Italia in parte tradotti in italiano. Sulla base di questi studi, di un lungo stage negli Stati Uniti, della sua esperienza d’insegnamento, dei racconti di de Menasce sui servizi sociali americani, degli stimoli che da più parti le venivano (in particolare attraverso i primi tirocini degli allievi), Giambruno elabora un “corso” di servizio sociale individuale, che costituisce la sua tesi di diploma. Questa tesi1 rappresenta il primo lavoro italiano sul “case work” ed è importante, come detto all’inizio, non solo storicamente, ma perché testimonia l’impegno di confrontare (ed adattare) le teorie americane alla realtà dei servizi sociali italiani, ai bisogni dei nostri poveri, e soprattutto alla ricchezza ed ai valori della nostra cultura. Le primissime generazioni di allievi della Scuola ENSISS di Roma devono ad Anna Giambruno la conoscenza del case work che solo nel 1953 con la missione di King si è diffuso in Italia.

Giambruno lascia ben presto la Scuola di Roma (ed il Consultorio Familiare del Fronte della Famiglia nel quale de Menasce l’aveva chiamata come assistente sociale) per andare a Trieste a fondarvi nel 1951 una scuola ENSISS.

Aveva appena organizzata la scuola ed avviati insegnamenti e tirocini, che viene invitata ad organizzare il Comitato pro Mezzogiorno (CPM); è questo un organismo voluto dalla Segreteria di Stato del Vaticano e dall’Azione Cattolica Italiana, per prestare aiuto tecnico a vari comuni dell’Italia Meridionale2 • Giambruno lavora nel CPM dal 1953 al 1957, progettandone gli interventi, elaborando linee operative, individuando e formando il personale dirigente; Giambruno cura anche il reperimento di 250 giovani, disposti a prepararsi come assistenti sociali nella scuola ENSISS di Roma. Con questo personale organizza l’attività del CPM nelle Province prescelte, supervisiona gli assistenti sociali, cura i rapporti con i responsabili degli Enti Locali e con gli organi centrali del Comitato3. Alla chiusura del Comitato, è sempre lei che in collaborazione con l’ENSISS ed altri si preoccupa di un’adeguata sistemazione professionale di tutto il personale.

L’esperienza del CPM è stata esaltante ma faticosissima; Giambruno però accetta immediatamente l’incarico dall’Amministrazione Provinciale di Milano di riorganizzare in radice i servizi. Nei due anni che Giambruno è a Milano4 il servizio sociale professionale diviene protagonista nelle attività socio-assistenziali della Provincia, come testimoniano molte relazioni conservate negli archivi della Provincia stessa.

Nel frattempo l’eredità del CPM era stata raccolta dall’Amministrazione Aiuti Internazionali (AAI) che in convenzione con la Cassa per il Mezzogiorno crea l’ASEM (Attività Sociale ed Educativa per il Mezzogiorno); nel 1959 Giambruno è invitata a lasciare l’attività ormai impostata a Milano, per assumere il ruolo di Segretario Esecutivo Centrale del settore ”Assistenza Tecnica agli Enti Locali” (ATEL) che è uno dei quattro settori nei quali si articola l’ASEM. Giambruno per tre anni dal 1960 a tutto il 1962 come Segretario Esecutivo progetta le linee d’intervento, sceglie le zone operative, i collaboratori, i responsabili, tiene i contatti con le prefetture e gli Enti Locali; supervisiona gli assistenti sociali, organizza convegni, seminari di studio, ecc … 5

Nel 1963 l’AAI chiude la convenzione con la Cassa per il Mezzogiorno e ne assume in proprio l’attività, costituendo al suo interno un apposito ufficio, la “Divisione Assistenza Tecnica”. Giambruno, che aveva ormai ben strutturato l’attività, accetta coraggiosamente di lasciare un’altra volta l’amatissima attività nel meridione, per rispondere all’invito del Prof Cammelli di trasferirsi a Bologna per dirigervi il Consultorio Familiare e dare con lui vita all’UCIPEM; con l’esperienza consultoriale aveva avuto inizio a Roma nel 1949 l’attività professionale di Giambruno (portata avanti assieme a quella della scuola ENSISS di Roma) e a Bologna lei riprende quel cammino, per continuarlo a Roma nel Consultorio dell’Unione Donne di Azione Cattolica e poi in quello dell’UCIPEM fin quasi alla sua morte.

Scrive di lei il Prof Cammelli 6 : ” Quando in qualche riunione desideravo la presenza di qualcuno la cui “dottrina consultoriale” potesse fare sicuramente testo, mi rivolgevo sempre a lei e la sapevo pronta ad accorrere ovunque, anche con grosso sacrificio”.

Documentano l’impegno di Giambruno nei Consultori le relazioni da lei svolte nei congressi UCIPEM di Mantova, Rimini, Senigallia, e pubblicati negli atti.

A Bologna mentre lavora per il Consultori, collabora anche con la locale scuola ENSISS, nella quale assume la docenza “Politica, organizzazione ed amministrazione dei servizi sociali”. Attraverso questo insegnamento Giambruno riversa sugli allievi tutta la sua esperienza, maturata nei servizi, concettualizzandola ed inquadrandola in un solido contesto culturale.

Quando nel 1965 lascia Bologna per stabilirsi definitivamente a Roma, lo fa per rispondere a molteplici chiamate: la prima pressante richiesta le viene dal Consultorio Familiare dell’Unione Donne di Azione Cattolica, ma anche l’EISS (Ente Italiano di Servizio Sociale) chiede la sua collaborazione per l’attuazione del programma EISS – Cassa del Mezzogiorno; qualche tempo dopo anche l’Elemosineria Apostolica della Santa Sede chiede a Giambruno di collaborare; in questi anni viene anche nominata Giudice Onorario presso il Tribunale per i minorenni. Nel periodo romano Giambruno lavora intensamente su più fronti:

– dopo il primo Consultorio, apre e dirige quello dell’UCIPEM romano;

– con l’EISS svolge molteplici attività sia di organizzazione che di consulenza e di formazione per i vari programmi che l’EISS gestiva con finanziamento del Ministero del Lavoro, del Fondo Sociale Europeo. Le attività condotte, l’innovatività ed il significato socio-culturale delle stesse sono rinvenibili nei saggi, a carattere essenzialmente metodologico-valutativo che Giambruno pubblicò su “Rassegna di Servizio Sociale”7.

– mantiene sempre i contatti con Bologna dove l’UCIPEM ha la sua sede nazionale, ed entra nel direttivo dell’Unione;

– la sua collaborazione con l’Elemosineria Apostolica della Santa Sede ha avuto il significato, da una parte di modificare questa struttura classicamente elemosiniera in un servizio di aiuto a persone in difficoltà, dall’altra di fornire ad alcune Parrocchie operanti in zone socialmente problematiche, il sostegno del servizio sociale al posto del tradizionale intervento economico;

– dal 1972 si è occupata attivamente dell’organizzazione e realizzazione del Convegno Diocesano sui mali di Roma, che si è svolto nel febbraio 1974 e che ha visto impegnato tutto il mondo cattolico in una forte presa di coscienza dei problemi della città.

La malattia e la morte nel 1980, interrompono un’attività fino all’ultimo intensa, sempre svolta con disponibilità, competenza e volontà di essere utile ai poveri.

Di Giambruno sono rimasti il ricordo grato ed affettuoso di quanti l’hanno conosciuta ed hanno visto in lei una “maestra di vita” oltre che di impegno professionale.

Restano anche alcuni scritti (in parte qui citati), pochi rispetto alla mole del lavoro compiuto.

 

Tutti gli articoli reperiti sono allegati in fotocopia nel dossier di Giambruno della Sostoss come anche le relazioni sulle quali si è basato chi ha steso questa nota biografica.  Alcune delle informazioni raccolte si devono a Gisella Berti di Bologna, ai familiari di Giambruno ed alla testimonianza diretta di chi scrive.
a cura di Elda Fiorentino

 

Note:

1 Una copia della tesi di Giambruno entrerà a far parte del dossier che la riguarda, depositato presso l’Istituto Sturzo.

2 Per notizie sul CPM vedi documentazione SOSTOSS.

3 Vedi relazione Gatti nel dossier citato.

4 Vedi relazione Lerma ed altri documenti nel citato dossier.

5 Vedi citata relazione Gatti.

6 Vedi necrologio Giambruno pubblicato nel bollettino UCIPEM e allegato in fotocopia del citato dossier.

7 Vedi relazione Passera inserita nel citato dossier, come anche fotocopia degli articoli.

 

FONTE: Rivista di servizio sociale, a. 40, n. 4 (dic. 2000), p. 116-120

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