Angela Rosignoli

 

Analisi Videointervista a cura di Alessandro Monari (02.04.2019)

 

Parla Angela Rosignoli sesta presidentessa dell’ordine regionale dell’assistenza sociale, attualmente impegnata a tempo pieno nella formazione di futuri assistenti sociali all’Università degli studi di Trento. L’intervistata apre il dialogo definendo l’assistente sociale: un professionista della relazione d’aiuto. L’assistenza sociale e la diffusione della sicurezza, secondo Angela, non sono altro che la concretizzazione dell’azione di aiuto che ogni individuo può mettere in atto nella propria vita e la promozione dell’idea di libertà come svincolo da una situazione non adattiva per la persona. 

‘…emancipare una persona significa renderla libera da un qualcosa che all’interno della propria vita la sta in qualche modo imbrigliando in problemi, in questioni che non riesce ad affrontare da solo e quindi ha bisogno di qualcun altro.’

 

Il suo modo di rivolgersi allo spettatore esprime sicurezza e affidabilità; questo permette di riporre fiducia in lei sin da subito. 

Angela ci comunica che con la legge 84 del 1993, il riconoscimento dell’assistenza sociale in quanto professione intellettuale e la creazione di un codice deontologico della professione, è radicalmente cambiata la considerazione degli assistenti sociali. Associare il termine ‘professione’ al ruolo dell’assistente sociale ha dato il giusto merito al lavoro di quest’ultimo permettendogli di mettere in atto le proprie conoscenze a favore della comunità.

I piccoli grandi passi che hanno determinato il riconoscimento della professione come tale portarono poi alla creazione di corsi universitari dedicati e alla necessità di professori con il compito di fornire formazione professionale ai futuri assistenti; proprio in questo modo Angela ha potuto ottenere la cattedra all’interno dell’università trentina. L’intervistata aggiunge che l’evoluzione del panorama trentino in materia di servizio sociale ha seguito lo sviluppo della professione in Italia, adottando come primi approcci i corsi di tipo seminariale per poi passare all’inserimento del corso di laurea all’Università. 

Mantenendo una visione locale riguardo allo sviluppo della professione, Angela ci spiega che l’assistenza sociale in Trentino è molto presente all’interno di enti pubblici grazie al mandato pubblico e di tutela dell’individuo. L’azione dello stato ha avvicinato la comunità alla realtà dell’assistenza sociale permettendo di usufruire dei servizi diretti alla persona. L’assistente, secondo Angela, è una figura che deve mantenere una dinamicità al passo con quella della società in costante sviluppo e con lei elaborare le migliori strategie per fornire maggiore sicurezza. Ancora una volta si legge nelle sue parole una grande fiducia nella collaborazione con la politica, lo stato e con le istituzioni che possono fungere da assicurazione e mediazione tra la comunità e l’assistenza stessa. Osserviamo nelle espressioni del viso dell’intervistata una profonda tranquillità che traduce grande speranza in un futuro sempre più all’insegna della collaborazione. 

Durante l’intervista si affronta un argomento molto importante e spesso dibattuto. 

‘Perché è una professione spesso contestata?’  domandano ad Angela.

Rispondendo a questa domanda l’intervistata riporta un esempio ricorrente: l’assistente sociale ruba i bambini. Questa frase scatena un cambiamento percepibile nel tono di voce di Angela che rammenta allo spettatore come queste considerazioni nascano da stereotipi nati dagli interventi spesso messi in atto per migliorare le condizioni di crescita del minore, non intendendo certo privarlo ingiustamente della famiglia. 

Le parole e la gestualità che accompagnano l’esempio sopraccitato ci comunicano il suo disaccordo con l’idea generale profondamente errata e stigmatizzante per gli assistenti sociali. L’intervistata aggiunge anche che la poca conoscenza del settore da parte della comunità porta a considerazioni costruite sul ‘sentito dire’ e non sulla vera essenza dell’assistenza sociale. Questo determina una valutazione sbagliata e alienante nei confronti di una professione necessaria al benessere comune. Concludendo il discorso Angela ci comunica, collegandosi al ruolo deontologico e umano della professione, quanto quest’ultima sia importante a livello politico, provinciale e statutario. 

‘…in realtà l’assistente sociale non fa politica ma deontologia e quindi si occupa di salvaguardare, tutelare e permettere alle persone di esprimersi e autodeterminarsi.’ afferma Angela.

 

La pacatezza caratteristica di Angela viene poi riacquistata durante un discorso di profonda fiducia nei nuovi assistenti sociali e nei futuri professionisti. Nonostante si avverta una preoccupazione per quanto riguarda la disoccupazione che spesso dilaga all’interno di ambienti giovani, comprendiamo quanto le nuove generazioni di assistenti sociali con cui lei stessa ha a che fare siano colme di energia e voglia di applicare le conoscenze acquisite con passione. 

Parlando di futuri assistenti sociali l’intervistata espone in modo sinteticamente preciso le tre caratteristiche che un aspirante assistente sociale dovrebbe avere: una conoscenza approfondita della materia, che oggi è fondamentale per seguire la dinamicità della società. 

In secondo luogo l’assistente deve essere curioso, eliminare la stigmatizzazione e lo stereotipo ed evitare di considerare in modo ‘piatto’ le situazioni e le persone stesse; infine l’autenticità, caratteristica fondamentale che un assistente sociale deve padroneggiare per combattere l’idea che la comunità può avere riguardo al suo ruolo a causa della costante svalutazione dell’assistenza sociale. Parole molto incoraggianti e calorose per chiunque aspiri ad entrare nel mondo dell’assistenza mettendosi a disposizione di personalità da ricostruire e da reindirizzare verso una vita degna. 

Comprendiamo nel corso dell’intervista che un argomento preso poco in considerazione è la ricerca nel campo del servizio sociale. La ricerca, ci spiega Angela, è una componente fondamentale per lo studio della società e dei suoi cambiamenti. L’assistenza sociale è multidisciplinare, attinge da campi disparati ma accomunati da un unico obiettivo: la tutela della persona. Con questa osservazione l’intervistata ci mette a conoscenza dell’importanza della ricerca, dello sviluppo di progetti e del confronto con altri professionisti che possono apportare miglioramenti o adattamenti al proprio operato. La ricerca dunque permette, se sviluppata nel modo giusto, di fornire i mezzi adatti a formare futuri assistenti e allargare il campo d’azione del servizio sociale odierno.

Concludendo Angela si premura di condividere un messaggio per i colleghi assistenti, invitandoli a divulgare l’obiettivo della propria professione senza lasciare che le definizioni sbagliate sviliscano il vero significato dell’assistenza sociale. Condividere l’idea di aiuto alla base del ruolo di un assistente sociale è responsabilità individuale di ogni componente dell’organizzazione di assistenza, afferma con convinzione.

Le sue parole concludono l’intervista in maniera esortativa: 

‘Non pensate che il lavoro dell’assistente sociale sia finire in un ufficio con una scrivania […] Il lavoro dell’assistente sociale è un lavoro che si presta a molti a molti tipi di interventi; è una professione.’

Per informazioni, suggerimenti o richieste sul progetto contattaci all'indirizzo mail: info@memoriesociali.it