“Una pioniera del lavoro sociale europeo” di Bruno Bortoli – Università di Trento
Alice Salomon (Berlino, 19 aprile 1872-New York, 30 agosto 1948)
“Come assistenti sociali siamo uniti nella certezza che il mondo non potrà essere riformato, che non potrà essere liberato da tutte le sue attuali sofferenze fino a quando l’ideale della solidarietà non sarà accettato da tutti, fino a quando coloro che sono forti non rinunceranno all’ascensione della scala i cui gradini sono fatti da coloro che hanno tentato di percorrerla e sono rimasti schiacciati nell’ascesa; fino a quando coloro che sono forti non saranno disposti ad aiutare i deboli a portare i loro carichi. Veramente, non c’è salvezza per nessuno a meno che tutti siano salvi. Non c’è povertà, sofferenza, nessuna malattia persino, che non si vendichi su coloro che evitano di alleviarle.” (dall’intervento di A. Salomon al 50° di fondazione della National Conference of Social Work, Washington, 1923)
Alice Salomon è una figura che solo recentemente ha cominciato a uscire da un ingiusto oblio che l’aveva avvolta per quasi mezzo secolo.
Il suo essere protagonista assoluta della formazione al lavoro sociale in Germania, dal suo avvio e fino agli anni Trenta; l’avere intessuto, a partire dai suoi rapporti persona-li con figure storiche del Servizio Sociale del Ventesimo secolo quali Mary Richmond, Jane Addams e René Sand una rete internazionale che ha permesso al Servizio Sociale di affermarsi come professione e come disciplina; il suo impegno nel movimento femminista (nazionale e internazionale) e in quello per la pace; la sua persecuzione, in quanto intellettuale ed ebrea, da parte del regime nazista la rendono una figura meritevole di ammirazione da parte del Lavoro Sociale di ogni tipo e di ogni tempo.
Alice Salomon proveniva da una famiglia di origine ebraica, trapiantata in Germania da più generazioni e culturalmente assimilata. Era nata forse nel primo momento storico nel quale, in Germania, gli ebrei godevano degli stessi diritti degli altri cittadini. Ovviamente la discriminazione non era scomparsa, ma non di meno l’emancipazione ebraica di questo periodo fu all’origine di un’importante corrente di creatività su tutti i fronti e, in modo particolare, nei temi sociali.
Sicuramente ciò era vero per Alice Salomon, la terza di cinque figli di un commerciante berlinese di pellami. L’integrazione compiutamente realizzata tra ebrei e cristiani è testimoniata anche dal fatto che Alice frequentava una scuola femminile protestante. Molto più tardi, nel 1914, quando era già un personaggio noto, si convertì al cristianesimo, ma mantenne una posizione di rilievo in ambedue i gruppi religiosi.
Collaboratrice fin dal 1893 di un’associazione volontaria femminile per l’aiuto sociale (Mädchen- und Frauengruppen für Soziale Hilfsarbeit) ebbe l’opportunità, per sei anni, di conoscere i vari ambiti in cui operava l’associazione e sviluppare un particolare intuito per cogliere le situazioni più gravi delle famiglie povere assistite. Ciò le permise di distinguersi dal grande e variegato gruppo di filantropi (che operavano «con un fazzoletto profumato vicino al naso per evitare il puzzo dei poveri»1 come ebbe a dire la pioniera del movimento femminista tedesco Helene Lange) e acquisire quell’esperienza che è certamente alla base del suo impegno successivo come formatrice nonché della costruzione di un curriculum orientato all’operatività.
Tra fine Ottocento e inizi Novecento si assiste all’avvio di diverse iniziative di formazione tra Europa e Stati Uniti. Le prime in assoluto sono quella di New York nel 1898 (a questa data viene fatto risalire l’inizio ufficiale della professione di social worker) seguita da quella di Amsterdam nel 1899 (la prima «vera» scuola di servizio sociale del mondo)2; a queste bisogna aggiungere quella di Berlino dove Alice Salomon, ancora nel 1899, mentre veniva nominata presidente dei Mädchen- und Frauen-gruppen, dava vita al primo corso per la Soziale Hilfsarbeit, iniziando così la forma-zione sistematica al lavoro sociale in Germania. Nel 1908 fondò la Soziale Frauen-schule, l’attuale Alice Salomon Fachhochschule di Berlino. Questa scuola intensificava la formazione professionale iniziata nel 1899 diventando biennale e assumendo una posizione-guida nell’area della formazione sistematica al lavoro sociale fino al 1933. Occorre precisare che l’esplicita menzione di «scuola femminile» era sicura-mente in linea con la normativa dell’epoca, che prevedeva che in Germania le scuole professionali fossero divise per sesso,4 ma esprimeva anche la convinzione che questo ambito lavorativo fosse congeniale alla donna. Infatti, Alice Salomon vedeva nel lavoro sociale svolto dalla donna, in maniera cumulata e specifica: un contributo culturale, un’attitudine e un atto di emancipazione. A queste caratteristiche corrispondeva un elevato ethos che si esprimeva in questa professione sociale: una relazionalità da persona a persona, comprensiva e vitale, che dava la possibilità ai clienti di «dare forma spontaneamente al loro destino così come di rispondere in modo autonomo ai propri bisogni, ripristinando le risorse mancanti ed evitando, così, di ricadere nuovamente nel bisogno».
Nel 1902 iniziò a frequentare l’Università. In quegli anni le donne non erano ufficialmente ammesse nelle università tedesche e Alice Salomon dovette superare enormi difficoltà per ottenere il suo dottorato. Nella storia delle Università tedesche il suo rappresentò «il caso Salomon»5: un’ammissione contrastata, inizialmente solo come uditrice, anche perché non era in possesso di un diploma di maturità e la sua iscrizione fu accettata, come si direbbe oggi, «per chiara fama». Questa esperienza la rese ancora più determinata nel perseguire l’obiettivo dell’emancipazione femminile. Lo testimonia la sua tesi di laurea dedicata alle discriminazioni tra uomini e donne nel lavoro retribuito, la leadership nella federazione tedesca delle associazioni femminili a partire dal 1900 e il ruolo di vicepresidente nell’ International Council of Women, ruolo che ricoprì dal 1909 al 1920.
Nel 1916/17, in concomitanza con quanto avveniva in altri Paesi, promosse la federazione tedesca delle Soziale Frauenschulen3, che guiderà fino al 1933. Nel 1925fondò l’Accademia tedesca per il Lavoro Sociale e Educativo delle Donne che rese possibile una formazione al lavoro sociale di livello universitario, pur mantenendo un saldo orientamento verso la pratica, l’interdisciplinarità e l’esplicita attenzione al mondo femminile. Lo stesso può essere detto dell’istituzione del Settore ricerche, avviato nel 1926, nel quale la ricerca da sviluppare doveva rispettare la rilevanza dell’applicabilità pratica. Dopo la chiusura, forzata e definitiva, operata dal nazismo, di questa istituzione — veramente rappresentativa dello sviluppo scientifico del servizio sociale come disciplina — rimasero solo le pubblicazioni.
Queste ultime iniziative testimoniano come Alice Salomon, oltre che nell’ambito organizzativo, fu una pioniera anche nello sviluppo del lavoro sociale in senso scientifico. La differenziazione e la specializzazione che avevano preso piede, quasi immediatamente, anche in Germania, furono affrontate con un modello che combinava la teoria con la pratica in maniera interdisciplinare ponendo un esplicito centro d’interesse sull’universo femminile. L’inizio di questo approccio è descritto vividamente nelle sue memorie, scritte durante l’esilio newyorchese: «Non c’era un scienza del servizio sociale “pronta” che potesse essere utilizzata per l’insegnamento. Doveva essere sviluppata dagli operatori stessi. Non esistevano manuali, toccava a noi il redigerli. Il nostro era un genuino lavoro d’équipe, una cooperazione che coinvolgeva tutto il nostro essere e che dava alla nostra scuola quel tocco di peculiarità che deve contraddistinguere la formazione al Lavoro Sociale».
Questi temi sono stati ampiamente ripresi nei suoi testi: Leitfaden der Wohlfahr-tspflege6, pubblicato nel 1921, un manuale, come dice il nome, per gli studenti che si preparavano alla professione ma anche per gli operatori già in servizio ai quali, oltre a un excursus storico sull’assistenza, dava un quadro esaustivo delle varie forme assistenziali unitamente alle metodologie da utilizzare, e die Ausbildungzum sozialen Beruf 7 del 1927 dove affrontava lo sviluppo delle scuole sociali in Germania, i problemi della formazione al Lavoro Sociale, e forniva anche un panorama sulla formazione al Servizio Sociale negli altri Paesi del mondo.
Nel 1929 è alla testa del Comitato internazionale delle scuole di Servizio Sociale (l‘International Committee of Schools of Social Work8, le cui basi erano state gettate nella conferenza di Parigi dell’anno precedente) e vi rimarrà, nonostante le sue dimissioni volute dal regime nazista e ripetutamente presentate, a partire dal 1933, ma sempre respinte dal Board del comitato.9
Il sessantesimo compleanno di Alice Salomon fu l’occasione per numerosi riconoscimenti da parte del governo prussiano e della Croce Rossa. Le venne attribuita la laurea ad honorem in medicina da parte dell’Università di Berlino, per il suo contributo nel campo dell’igiene sociale, e la Wohlfahrtsschule di Berlino fu intitolata alla sua fondatrice.
L’opera di Alice Salomon deve essere vista sullo sfondo dei grandi rivolgimenti sociali intervenuti nel XIX secolo. Con l’espansione dell’industrializzazione era mu-tata la struttura della vita familiare: il fatto che la donna fosse inserita nei processi lavorativi all’esterno della cerchia domestica, il suo sfruttamento unito a quello dei minori, il concentramento di grandi masse nelle città e regioni industriali avevano creato una grande quantità di problemi. Anche l’attività assistenziale doveva urgentemente essere impostata su nuove basi. Ad Alice Salomon va dato il merito di aver contribuito in maniera determinante allo sviluppo del Lavoro Sociale come disciplina autonoma. A questo era collegato il suo impegno nel movimento femminista: il Lavoro Sociale avrebbe aperto alle donne uno specifico ambito di attività professionale (prima di Alice Salomon non esistevano professioni femminili in Germania). Ora, di fronte alle strutture sociali in trasformazione, il Lavoro Sociale aveva bisogno di preparazione e organizzazione assai più sistematiche. La miseria e l’impoverimento di ampi strati di popolazione non potevano più essere affrontati con la beneficenza, nel senso di un’elemosina disordinata e sentimentale; era indispensabile acquisire conoscenze sulle strutture giuridiche ed economiche della società. «Aiuta-re come professione» presupponeva un chiaro programma politico; al posto dei principi caritatevoli dovevano intervenire la politica sociale dello Stato e il Lavoro Socia-le; al posto della dipendenza dagli erogatori di elemosina si dovevano aiutare i poveri a divenire autonomi. Al centro dell’interesse delle strutture pubbliche non doveva stare la misericordia nei confronti dei bisognosi, quanto la richiesta di giustizia per tutti i ceti sociali. L’apostolato umanitario di Alice Salomon fu particolarmente apprezzato dalla Repubblica di Weimar, che la dotò di un passaporto diplomatico che le permetteva di diffondere questa sua concezione del Servizio Sociale nel più ampio contesto internazionale. Nella sua lunga carriera ha scritto 28 libri e circa 250articoli, molti dei quali dedicati a tematiche internazionali e interculturali. Molti dei suoi scritti sono stati distrutti durante il nazismo e molto del resto è ampiamente disperso.10
Nel 1932, spogliata a causa delle sue origini ebraiche da ogni titolo e funzione pubblica, decide di rimanere in Germania per aiutare i più giovani a espatriare e sfuggire così alle persecuzioni del regime. Aderisce a un’associazione per la tutela dei te-deschi cristiani non ariani finché, nel 1937 un pesante interrogatorio da parte della polizia, seguito da un provvedimento di espulsione, la fanno espatriare negli Stati Uniti passando per l’Inghilterra11. Qui, grazie all’amicizia di colleghe conosciute nelle precedenti esperienze internazionali, spera di poter continuare a dare il suo contributo allo sviluppo del Servizio Sociale e nel frattempo stende la sua autobiografia che un editore americano le ha promesso di pubblicare12. In realtà, non solo non ottiene la considerazione che avrebbe meritato13 ma nemmeno un’occupazione stabile. Due anni dopo aver ottenuto la cittadinanza americana, in una calda giornata d’estate alla fine di agosto 1946, a 74 anni, muore nel suo piccolo appartamento di New York14.
Si pu ben dire con Joachim Wieler, suo appassionato biografo, che il tratto comune della sua avventura umana, scientifica e professionale possa essere compendiata in quella che è la legge fondamentale delle relazioni umane: la legge dell’inter-dipendenza. È in questa legge che è vissuta e l’ha utilizzata come base per il suo insegnamento; di qui il suo rifuggire da ogni estremismo: nella religione, nella politica, nella società e nella professione. Pur spendendosi completamente nel movimento femminista, in quello per la pace, nella resistenza al nazismo e nella diffusione del Servizio Sociale, la sua fu sempre una linea di mediazione
L’oblio sulla sua testimonianza umana e professionale è appena mitigato sul finire degli anni Settanta del Novecento da Katherine Kendall, quando questa, dopo aver rilanciato la principale organizzazione internazionale di collegamento per il Servizio Sociale, lo IASSW, non perde occasione per fare conoscere la principale artefice della sua costituzione15. Ma una giusta riparazione si avrà soltanto nel 1993, quattro anni dopo l’abbattimento del muro di Berlino, quando la locale scuola di Servizio Sociale, da lei fondata nel 1908, e già intitolata al suo nome in occasione del suo sessantesimo compleanno nel 1932, prenderà definitivamente il nome di Alice-Salomon-Fachochschule.
Note:
Fonte: Lavoro sociale, Vol. 3, n. 3, (dic. 2003), p. 417-421